A volte non serve il nome più altisonante per trovare il prodotto giusto. Soprattutto quando si parla di smartwatch rugged, di quelli che devono resistere al fango, alla salsedine, alla polvere e alle giornate infinite. È facile lasciarsi attrarre da un colosso come il Samsung Galaxy Watch Ultra, con il suo titanio e le sue funzioni smart. Ma poi provi l’Amazfit T-Rex 3 e ti chiedi: “Davvero mi serve tutto quel superfluo?”
Perché qui il punto non è quale dei due ha più sensori o uno schermo con più pixel. Il punto è quale dei due funziona meglio quando sei fuori dal mondo, sotto la pioggia, lontano da una presa di corrente, magari stanco e con le mani bagnate.
E a quel punto, iniziano a cambiare le priorità. Perché la forza del T-Rex 3 non sta nel software, ma in tutto il resto: resistenza vera, autonomia pazzesca, tracciamento preciso e un’interfaccia snella che fa esattamente ciò che serve. Ecco com’è andato il confronto.
Design e materiali: stile militare contro eleganza tecnologica

Non c’è nemmeno da fingere: il T-Rex 3 sembra uscito da una spedizione tra i ghiacci, il Galaxy Watch Ultra da una vetrina hi-tech. Sono due stili opposti, e lo si capisce a colpo d’occhio.
Il corpo ottagonale del T-Rex 3 è imponente, con inserti rinforzati, ghiera metallica e vetro Gorilla Glass, pensato per resistere agli urti e all’abrasione. Non è bello in senso classico, ma trasmette sicurezza. E chi l’ha usato in condizioni difficili lo sa: puoi sbatterlo contro una roccia e non ti preoccupi nemmeno.
Il Galaxy Watch Ultra, invece, gioca la carta del minimalismo raffinato, con una cassa in titanio e vetro in zaffiro. È bellissimo, certo, e resiste anche lui. Ma se ti infili tra rami e sassi, forse un po’ ci pensi prima di graffiarlo.
Display AMOLED: brillantezza estrema o grafica da flagship?
Sotto il sole di mezzogiorno, il T-Rex 3 è un faro. Lo schermo AMOLED da 1,5 pollici con 2.000 nit di luminosità si legge sempre, anche in piena montagna, anche in mare aperto. L’interfaccia è semplice, essenziale, ma tutto è chiaro e immediato.
Il Galaxy Watch Ultra, invece, offre una densità di pixel più alta e un pannello leggermente più piccolo, ma con animazioni fluide, colori profondi e un’integrazione visiva spettacolare con il sistema Wear OS. È più curato, più elegante, più “smart”.
Ma sotto la luce diretta, il T-Rex è più leggibile. Punto.
Autonomia: qui non si scherza, il T-Rex è imbattibile

Questo è il punto dove la differenza è abissale. Il T-Rex 3 arriva fino a 27 giorni in uso tipico, e può garantire 42 ore in modalità GPS continua. Roba da dimenticarsi il caricabatterie per settimane.
Il Galaxy Watch Ultra non se la cava male, ma dopo 100 ore (poco più di 4 giorni) va ricaricato. In GPS continuo? Circa 20 ore. È già tanto per un Wear OS, ma per le escursioni vere, è un limite.
Chi va per rifugi, fa traversate o semplicemente non vuole pensare alla batteria, col T-Rex dorme sonni tranquilli.
Monitoraggio salute: essenziale e stabile contro completo ma delicato
Il T-Rex 3 non ha ECG, pressione o misurazione della composizione corporea. Ma ha tutto quello che serve: frequenza cardiaca, SpO2, sonno, stress, altitudine, barometro. E soprattutto, ha una solidità dei dati che non cede nemmeno quando sudi o sei in movimento.
Il Galaxy Watch Ultra vince sul piano medico, con ECG, bioimpedenza, pressione, sensori avanzati e app di terze parti. Ma se la pelle è bagnata o sei fuori da zone coperte, alcune funzioni fanno cilecca.
Il T-Rex dice meno, ma lo dice sempre.
Navigazione e attività: percorsi infiniti o app evolute?

Qui c’è uno scontro di filosofie. Il T-Rex 3 è un mulo da escursione. GPS dual-band preciso, mappe offline da caricare via app, oltre 170 sport tracciabili, immersioni fino a 45 metri. L’autonomia in GPS gli permette di seguirti ovunque, senza spegnersi.
Il Galaxy Watch Ultra? Ha una navigazione perfetta in città, integra Google Maps, installa app outdoor, e ti guida con vibrazioni e indicazioni vocali. Ma dopo 8-10 ore in trail continuo, la batteria comincia a scendere a picco.
Per chi sta fuori giorni interi, la risposta è semplice: il T-Rex tiene il ritmo.
Ecosistema smart: qui Samsung gioca in casa
Non c’è competizione. Il T-Rex è limitato: notifiche, comandi vocali via Zep, widget personalizzabili. Fine. Nessun Play Store, nessuna risposta ai messaggi, niente assistenti vocali evoluti.
Il Galaxy Watch Ultra è un piccolo Android: Google Assistant, Spotify offline, Google Pay, Gmail, WhatsApp, chiamate, tastiera, calendario, comandi vocali… tutto. È uno smartwatch completo, e ti fa dimenticare il telefono.
Se vuoi anche lavorare, comunicare e gestire la tua giornata dal polso, qui non c’è partita.
Sport e immersioni: entrambi pronti, ma con approcci diversi

Sia T-Rex 3 che Galaxy Watch Ultra possono affrontare l’acqua senza problemi. Il primo scende fino a 45 metri, il secondo fino a 100, con un’interfaccia pensata anche per l’apnea.
Il T-Rex è pronto all’uso, non ha bisogno di installare nulla. Tutti i profili sportivi sono lì, dall’arrampicata allo snowboard, e il riconoscimento automatico funziona bene.
Il Galaxy Watch Ultra richiede più configurazioni, ma con le app giuste diventa una centrale sportiva. Più potente, ma anche più da smanettoni.
Chi vuole praticità? T-Rex. Chi vuole controllo assoluto? Galaxy.
Conclusione: T-Rex 3 è l’orologio che ci aspettavamo di sottovalutare
Siamo onesti: pensavamo che il Galaxy Watch Ultra fosse un gradino sopra. E in effetti, sul fronte smart lo è. Ma dopo giorni di utilizzo reale, ci siamo accorti che il T-Rex 3 è quello che indossi senza pensarci. Quello che non devi caricare ogni sera. Quello che non teme il fango.
Ha meno funzioni, sì. Ma quelle che ha funzionano sempre, anche quando tutto il resto smette di funzionare. E quando sei lontano da casa, è tutto ciò che conta.
Il Galaxy Watch Ultra è un campione della tecnologia. Il T-Rex 3 è un compagno d’avventura. Se cerchi stile, app e funzioni smart, vai su Samsung. Se vuoi resistenza, autonomia e immediatezza, il T-Rex 3 è il nostro preferito.
E no, non ci aspettavamo di dirlo. Ma eccoci qui.


