Se ti sei mai chiesto se vale la pena passare dalle vecchie Studio 3 alle nuove Beats Studio Pro, sappi che non sei solo. In tanti ci siamo trovati davanti a questa scelta, tra nostalgia e curiosità. Perché le Studio 3, nel bene e nel male, hanno segnato un’epoca. Ma il mondo va avanti, e nel frattempo le nostre aspettative si sono alzate, parecchio.
Ecco perché abbiamo preso le due cuffie, le abbiamo messe fianco a fianco e le abbiamo usate per giorni in ogni situazione possibile: treno, ufficio, palestra, casa. Volevamo capire se le Studio Pro sono solo una faccia nuova o davvero qualcosa di diverso.
Quello che abbiamo scoperto? Non è nemmeno una gara.
Design e materiali: sembrano uguali, ma uno dei due è più “adulto”

Sulla carta sono simili. Ma solo sulla carta.
Le Studio Pro conservano quel look iconico, con padiglioni rotondi e profilo slanciato, ma eliminano ogni decorazione superflua. Sparisce il logo Beats sull’archetto, e al tatto sembrano più sobrie, più mature. Una scelta che potrà anche dividere i fan della vecchia estetica, ma che le rende più attuali.
I materiali? Sempre plastica, sì. Niente alluminio, niente dettagli “da audiofili”. Ma le finiture sono migliori. Meno effetto lucido, più grip. E anche se il peso è leggermente aumentato, non si avverte davvero nell’uso quotidiano.
Comfort: più strette, più stabili… ma non per tutti
Ecco il primo punto dove si comincia a sentire la differenza.
I padiglioni delle Studio Pro sono più piccoli, e anche se l’archetto esercita la stessa pressione, la sensazione è di un contatto più marcato. Se hai orecchie grandi, potresti sentirle un po’ invadenti dopo un paio d’ore. Con gli occhiali, lo stesso: non danno fastidio, ma non spariscono.
Le Studio 3, in confronto, sembrano più rilassate. Il che è un bene sul lungo periodo, ma a volte può significare meno isolamento passivo, soprattutto in movimento.
Controlli: stesso layout, qualche chicca in più
I comandi sono sempre lì: tasto Beats sul padiglione sinistro, accensione e pairing sulla destra. Tutto intuitivo, tutto fisico, e ancora funziona.
Ma c’è una novità: le Studio Pro ti permettono di cambiare preset EQ direttamente via USB-C. Se ascolti da computer o da una sorgente digitale, puoi passare da una modalità all’altra senza toccare app. Un piccolo tocco da pro, appunto.
App e personalizzazione: più controllo… se non usi iPhone

Apple ci ha abituati così: se sei nel loro ecosistema, funziona tutto senza sforzi. Le Studio Pro si configurano in automatico con iPhone, si aggiornano da sole, appaiono nella schermata audio. Zero pensieri.
Su Android invece c’è l’app Beats. E per fortuna. Permette aggiornamenti firmware, trova le cuffie, rinomina il dispositivo e ti fa sentire un po’ più in controllo.
Le Studio 3, invece, ormai vivono di rendita. Meno supporto, meno funzioni. Una volta erano perfette per iPhone, oggi sembrano un po’ tagliate fuori.
Connessioni e porte: è qui che si vede l’evoluzione
Ecco il punto di rottura. Totale.
Le Studio 3 hanno Bluetooth 4.0 e porta micro-USB. Cioè, due tecnologie che oggi sembrano appartenere al 2015. E in effetti, lo sono.
Le Studio Pro hanno Bluetooth 5.3, e soprattutto USB-C. Ma attenzione: non solo per caricare. Con la USB-C puoi ascoltare in digitale puro, senza conversioni analogiche, con un suono lossless che le Studio 3 non si sognano nemmeno.
Il jack da 3,5 mm? C’è su entrambe. Ma sulle Studio Pro diventa quasi un extra, non più l’unica alternativa al wireless.
Qualità sonora: una vera svolta

Qui la differenza non è sottile. È abissale.
Le Studio 3 erano famose per i bassi esagerati. Per qualcuno erano un marchio di fabbrica. Per altri, un incubo. Bassi gonfi, medi annegati, alti sfumati. Una firma sonora “colorata”, ma non per tutti.
Le Studio Pro cambiano tutto. I bassi ci sono, ma più controllati. I medi sono presenti, le voci escono fuori, gli strumenti si distinguono. E gli alti… ci sono davvero. Senza diventare pungenti.
E poi c’è il suono lossless via USB-C. Che cambia tutto. Dettaglio, profondità, spazialità. Un salto di qualità che non ti aspetti da un prodotto Beats.
ANC: non perfetta, ma finalmente utile
Entrambe cancellano il rumore. Ma le Studio Pro lo fanno meglio.
Microfoni aggiornati, nuovi algoritmi, più isolamento passivo. Il rumore di fondo sparisce, i motori calano, le voci si attenuano. Non è al livello di Sony o Bose, ma è un bel passo avanti.
Le Studio 3? Ancora ok per ambienti chiusi, ma deboli fuori casa. E oggi, con le nuove tecnologie in giro, non basta più.
Autonomia: migliorata, ma già era buona
Anche qui, la differenza c’è, ma non è clamorosa.
Le Studio Pro durano di più perché consumano meno. Bluetooth 5.3 aiuta, e la ricarica USB-C è molto più rapida. Basta mezz’ora per avere ore di ascolto.
Le Studio 3 reggono bene, ma sono più lente a ricaricare. E più soggette a cali improvvisi dopo un po’ di mesi di uso.
Microfoni: bene ma non benissimo

Piccolo punto critico.
I microfoni delle Studio Pro sono più chiari, ma anche più delicati. Se l’ambiente è silenzioso, la voce arriva precisa. Ma appena c’è confusione, tendono a comprimere troppo.
Le Studio 3 fanno il contrario: più volume, ma meno dettaglio. In una call su Zoom o Teams, alla fine… nessuna delle due è davvero perfetta.
Conclusione: se stai ancora pensando alle Studio 3, ti stai perdendo il presente
Ci abbiamo provato a trovare un motivo per restare alle Studio 3. Il design? Uguale. Il comfort? Simile. Il prezzo? A volte ancora alto, nonostante l’età.
Ma la verità è che le Beats Studio Pro sono un altro mondo. Non solo migliori: finalmente mature.
Suonano meglio. Cancellano meglio. Si collegano meglio. Sono più pronte per il futuro, più compatibili, più utili anche per chi ascolta contenuti di qualità.
Le Studio 3 Wireless? Restano un ricordo potente. Ma oggi sono nostalgia. E con quello non ci pulisci le orecchie.
Se vuoi delle Beats da usare adesso, non guardare indietro. Prendi le Studio Pro. Non ne abbiamo alcun dubbio.


